Benvenuto: PAX et BONUM

Benvenuto: PAX et BONUM

venerdì 9 dicembre 2011

‎.-

‎.<PREGHIAMO CON LA PAROLA DI DIO>- 
Signore Gesù, rafforza la nostra attenzione alla tua parola che è l’unica parola di salvezza, affinché illuminati da essa veniamo incontro a te con le lampade accese del nostro amore. 
La tua parola ci guidi nel nostro cammino, alla donazione di amore per ciascuno dei nostri fratelli, per quelli con cui viviamo gomito a gomito, e per i più bisognosi di affetto e di cure. Amen.
Maranathà! Vieni Signore Gesù!.
Dio ci benedica.

ATTO DI VENERAZIONE ALL’IMMACOLATA A PIAZZA DI SPAGNA DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria Giovedì, 8 dicembre 2011



DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Giovedì, 8 dicembre 2011
Cari fratelli e sorelle!
La grande festa di Maria Immacolata ci invita ogni anno a ritrovarci qui, in una delle piazze più belle di Roma, per rendere omaggio a Lei, alla Madre di Cristo e Madre nostra. Con affetto saluto tutti voi qui presenti, come pure quanti sono uniti a noi mediante la radio e la televisione. E vi ringrazio per la vostra corale partecipazione a questo mio atto di preghiera.
Sulla sommità della colonna a cui facciamo corona, Maria è raffigurata da una statua che in parte richiama il passo dell’Apocalisse appena proclamato: “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle” (Ap12,1). Qual è il significato di questa immagine? Essa rappresenta nello stesso tempo la Madonna e la Chiesa.
Anzitutto la “donna” dell’Apocalisse è Maria stessa. Ella appare “vestita di sole”, cioè vestita di Dio: la Vergine Maria infatti è tutta circondata dalla luce di Dio e vive in Dio. Questo simbolo della veste luminosa chiaramente esprime una condizione che riguarda tutto l’essere di Maria: Lei è la “piena di grazia”, ricolma dell’amore di Dio. E “Dio è luce”, dice ancora san Giovanni (1 Gv 1,5). Ecco allora che la “piena di grazia”, l’“Immacolata” riflette con tutta la sua persona la luce del “sole” che è Dio.
Questa donna tiene sotto i suoi piedi la luna, simbolo della morte e della mortalità. Maria, infatti, è pienamente associata alla vittoria di Gesù Cristo, suo Figlio, sul peccato e sulla morte; è libera da qualsiasi ombra di morte e totalmente ricolma di vita. Come la morte non ha più alcun potere su Gesù risorto (cfr Rm 6,9), così, per una grazia e un privilegio singolare di Dio Onnipotente, Maria l’ha lasciata dietro di sé, l’ha superata. E questo si manifesta nei due grandi misteri della sua esistenza: all’inizio, l’essere stata concepita senza peccato originale, che è il mistero che celebriamo oggi; e, alla fine, l’essere stata assunta in anima e corpo nel Cielo, nella gloria di Dio. Ma anche tutta la sua vita terrena è stata una vittoria sulla morte, perché spesa interamente al servizio di Dio, nell’oblazione piena di sé a Lui e al prossimo. Per questo Maria è in se stessa un inno alla vita: è la creatura in cui si è già realizzata la parola di Cristo: “Io sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).
Nella visione dell’Apocalisse c’è un altro particolare: sul capo della donna vestita di sole c’è “una corona di dodici stelle”. Questo segno rappresenta le dodici tribù d’Israele e significa che la Vergine Maria è al centro del Popolo di Dio, di tutta la comunione dei santi. E così questa immagine della corona di dodici stelle ci introduce alla seconda grande interpretazione del segno celeste della “donna vestita di sole”: oltre a rappresentare la Madonna, questo segno impersona la Chiesa, la comunità cristiana di tutti i tempi. Essa è incinta, nel senso che porta nel suo seno Cristo e lo deve partorire al mondo: ecco il travaglio della Chiesa pellegrina sulla terra, che in mezzo alle consolazioni di Dio e alle persecuzioni del mondo deve portare Gesù agli uomini.
E’ proprio per questo, perché porta Gesù, che la Chiesa incontra l’opposizione di un feroce avversario, rappresentato nella visione apocalittica da “un enorme drago rosso” (Ap 12,3). Questo dragone ha cercato invano di divorare Gesù – il “figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni” (12,5) –, invano perché Gesù, attraverso la sua morte e risurrezione, è salito verso Dio e si è assiso sul suo trono. Perciò il dragone, sconfitto una volta per sempre nel cielo, rivolge i suoi attacchi contro la donna – la Chiesa – nel deserto del mondo. Ma in ogni epoca la Chiesa viene sostenuta dalla luce e dalla forza di Dio, che la nutre nel deserto con il pane della sua Parola e della santa Eucaristia. E così in ogni tribolazione, attraverso tutte le prove che incontra nel corso dei tempi e nelle diverse parti del mondo, la Chiesa soffre persecuzione, ma risulta vincitrice. E proprio in questo modo la Comunità cristiana è la presenza, la garanzia dell’amore di Dio contro tutte le ideologie dell’odio e dell’egoismo.
L’unica insidia di cui la Chiesa può e deve aver timore è il peccato dei suoi membri. Mentre infatti Maria è Immacolata, libera da ogni macchia di peccato, la Chiesa è santa, ma al tempo stesso segnata dai nostri peccati. Per questo il Popolo di Dio, peregrinante nel tempo, si rivolge alla sua Madre celeste e domanda il suo aiuto; lo domanda perché Ella accompagni il cammino di fede, perché incoraggi l’impegno di vita cristiana e perché dia sostegno alla speranza. Ne abbiamo bisogno, soprattutto in questo momento così difficile per l’Italia, per l’Europa, per varie parti del mondo. Maria ci aiuti a vedere che c’è una luce al di là della coltre di nebbia che sembra avvolgere la realtà. Per questo anche noi, specialmente in questa ricorrenza, non cessiamo di chiedere con fiducia filiale il suo aiuto: “O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che a te ricorriamo”.Ora pro nobis, intercede pro nobis ad Dominum Iesum Christum!

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli venuti da Foggia, Mozzagrogna, Cagliari, Carbonia, Agropoli e Chiusano di San Domenico, come pure alla Corale di Canale di Ceregnano. A tutti auguro una buona domenica. Buona domenica, buona settimana. Grazie!

The Holy See
back up
Search
riga
BENEDETTO XVI
ANGELUS
Piazza San Pietro
II Domenica di Avvento, 4 dicembre 2011

Cari fratelli e sorelle!
L’odierna domenica segna la seconda tappa del Tempo di Avvento. Questo periodo dell’anno liturgico mette in risalto le due figure che hanno avuto un ruolo preminente nella preparazione della venuta storica del Signore Gesù: la Vergine Maria e san Giovanni Battista. Proprio su quest’ultimo si concentra il testo odierno del Vangelo di Marco. Descrive infatti la personalità e la missione del Precursore di Cristo (cfr Mc 1,2-8). Incominciando dall’aspetto esterno, Giovanni viene presentato come una figura molto ascetica: vestito di pelle di cammello, si nutre di cavallette e miele selvatico, che trova nel deserto della Giudea (cfr Mc 1,6). Gesù stesso, una volta, lo contrappose a coloro che “stanno nei palazzi dei re” e che “vestono con abiti di lusso” (Mt 11,8). Lo stile di Giovanni Battista dovrebbe richiamare tutti i cristiani a scegliere la sobrietà come stile di vita, specialmente in preparazione alla festa del Natale, in cui il Signore – come direbbe san Paolo – “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9).
Per quanto riguarda la missione di Giovanni, essa fu un appello straordinario alla conversione: il suo battesimo “è legato a un ardente invito a un nuovo modo di pensare e di agire, è legato soprattutto all’annuncio del giudizio di Dio” (Gesù di Nazaret, I, Milano 2007, p. 34) e della imminente comparsa del Messia, definito come “colui che è più forte di me” e che “battezzerà in Spirito Santo” (Mc 1,7.8). L’appello di Giovanni va dunque oltre e più in profondità rispetto alla sobrietà dello stile di vita: chiama ad un cambiamento interiore, a partire dal riconoscimento e dalla confessione del proprio peccato. Mentre ci prepariamo al Natale, è importante che rientriamo in noi stessi e facciamo una verifica sincera sulla nostra vita. Lasciamoci illuminare da un raggio della luce che proviene da Betlemme, la luce di Colui che è “il più Grande” e si è fatto piccolo, “il più Forte” e si è fatto debole.
Tutti e quattro gli Evangelisti descrivono la predicazione di Giovanni Battista facendo riferimento ad un passo del profeta Isaia: “Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio»” (Is 40,3). Marco inserisce anche una citazione di un altro profeta, Malachia, che dice: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via” (Mc 1,2; cfr Mal 3,1). Questi richiami alle Scritture dell’Antico Testamento “parlano dell’intervento salvifico di Dio, che esce dalla sua imperscrutabilità per giudicare e salvare; a Lui bisogna aprire la porta, preparare la strada” (Gesù di Nazaret, I, p. 35).
Alla materna intercessione di Maria, Vergine dell’attesa, affidiamo il nostro cammino incontro al Signore che viene, mentre proseguiamo il nostro itinerario di Avvento per preparare nel nostro cuore e nella nostra vita la venuta dell’Emmanuele, il Dio-con-noi.

Dopo l'Angelus
Cari fratelli e sorelle!
Nei prossimi giorni, a Ginevra e in altre città, si celebrerà il 50° anniversario dell’istituzione dell’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni, il 60° della Convenzione sullo status dei rifugiati ed il 50° della Convenzione sulla riduzione dei casi di apolidìa. Affido al Signore quanti, spesso forzatamente, debbono lasciare il proprio Paese, o sono privi di nazionalità. Mentre incoraggio la solidarietà nei loro confronti, prego per tutti coloro che si prodigano per proteggere e assistere questi fratelli in situazioni di emergenza, esponendosi anche a gravi fatiche e pericoli.
Chers pèlerins francophones, la prière de l’Angélus me donne la joie de vous accueillir. À la suite de Jean-Baptiste, n’ayons pas peur de vivre dans l’espérance. Dans notre monde traversé par l’incertitude et la violence, que ce temps de l’Avent et de l’attente de la venue du Prince de la Paix, nous donne de méditer la Parole de Dieu. Évitons de nous endormir et préparons avec détermination le chemin du Seigneur, source de paix et de joie, d’amour et d’espérance, qui vient sans cesse consoler son peuple. Avec la Vierge Marie, soyons les messagers impatients de l’espérance dont notre monde a tant besoin ! Bonne et sainte préparation à la fête de Noël !
I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Angelus. Today we mark the second Sunday of Advent by a Gospel passage where John the Baptist calls us to conversion. May we heed his call to repentance and ask the Lord to forgive us our sins, so that Emmanuel, God-with-us, may find us ready when he comes. Upon each of you and your loved ones at home, I invoke God’s abundant blessings.
Mit Freude begrüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Gäste. Der Advent ist die Zeit der Erwartung und der Umkehr. Warten auf das Kommen des Herrn heißt nicht untätig sein, sondern das Leben neu auf Gott ausrichten: „Bereitet dem Herrn den Weg“ (Mk 1,3), mahnt uns Johannes der Täufer heute im Evangelium. Lassen wir den Herrn wirklich in unser Leben herein, dann können wir mithelfen, daß Gott in diese Welt kommt, daß schon jetzt „ein neuer Himmel und eine neue Erde“ sichtbar werden, „in denen Gerechtigkeit wohnt“ (vgl. 2 Petr 3,13). Der Herr geleite euch auf seinen Wegen.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de las Parroquias de la Santísima Trinidad, de Castellón de la Plana, y de la Preciosísima Sangre, de Valencia. En este segundo domingo de Adviento, la Palabra de Dios ilumina las actitudes espirituales necesarias para acoger la venida del Señor. Llama a la conversión total que endereza el camino extraviado. Exhorta a creer en el designio de salvación de Dios e invita a comprometerse en la construcción de su Reino. Que la Virgen Madre nos obtenga de su Hijo abundantes gracias en este santo tiempo y nos ayude a ser siempre fieles en estos propósitos de vida cristiana. Feliz domingo.
Słowa pozdrowienia kieruję do Polaków. W drugą niedzielę Adwentu liturgia Kościoła wzywa nas: „Przygotujcie drogę Panu, prostujcie ścieżki dla Niego” (Mk 1,3). Jak słuchacze św. Jana Chrzciciela, oczekując na przyjście Pana, uznajmy własny grzech, obudźmy w sobie pragnienie nawrócenia i otwierajmy serca na obecność Boga w naszym życiu. Niech wspiera nas Jego łaska i błogosławieństwo.
[Rivolgo ai polacchi una parola di saluto. Nella seconda domenica dell’Avvento la liturgia della Chiesa ci invita: “preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Mc 1,3). Come gli ascoltatori di San Giovanni Battista riconosciamo il nostro peccato, risvegliamo il desiderio di conversione e apriamo i cuori alla presenza di Dio nella nostra vita. Ci sostenga la Sua grazia e benedizione.]
Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli venuti da Foggia, Mozzagrogna, Cagliari, Carbonia, Agropoli e Chiusano di San Domenico, come pure alla Corale di Canale di Ceregnano. A tutti auguro una buona domenica. Buona domenica, buona settimana. Grazie!

SOLENNITÀ DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA BENEDETTO XVI ANGELUS Piazza San Pietro Giovedì, 8 dicembre 2011

SOLENNITÀ DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
DELLA BEATA VERGINE MARIA
BENEDETTO XVI
ANGELUS
Piazza San Pietro
Giovedì, 8 dicembre 201
1

Cari fratelli e sorelle!
Quest’oggi la Chiesa celebra solennemente il concepimento immacolato di Maria. Come dichiarò il beato Pio IX nella Lettera apostolica Ineffabilis Deus del 1854, Ella «fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale». Tale verità di fede è contenuta nelle parole del saluto che le rivolse l’Arcangelo Gabriele: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1, 28). L’espressione «piena di grazia» indica l’opera meravigliosa dell’amore di Dio, che ha voluto ridarci la vita e la libertà, perdute col peccato, mediante il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto. Per questo, fin dal II secolo in Oriente e in Occidente, la Chiesa invoca e celebra la Vergine che, col suo “sì”, ha avvicinato il Cielo alla terra, diventando «generatrice di Dio e nutrice della nostra vita», come si esprime san Romano il Melode in un antico cantico (Canticum XXV in Nativitatem B. Mariae Virginis, in J.B. Pitra, Analecta Sacra t. I, Parigi 1876, 198). Nel VII secolo san Sofronio di Gerusalemme elogia la grandezza di Maria perché in Lei lo Spirito Santo ha preso dimora, e dice: «Tu superi tutti i doni che la magnificenza di Dio abbia mai riversato su qualunque persona umana. Più di tutti sei ricca del possesso di Dio dimorante in te» (Oratio II, 25 in SS. Deiparæ Annuntiationem: PG 87, 3, 3248 AB). E san Beda il Venerabile spiega: «Maria è benedetta fra le donne, perché con il decoro della verginità ha goduto della grazia di essere genitrice di un figlio che è Dio» (Hom I, 3: CCL 122, 16).
Anche a noi è donata la «pienezza della grazia» che dobbiamo far risplendere nella nostra vita, perché «il Padre del Signore nostro Gesù Cristo – scrive San Paolo – ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale … e ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati … predestinandoci a essere per lui figli adottivi» (Ef 1, 3-5). Questa figliolanza la riceviamo per mezzo della Chiesa, nel giorno del Battesimo. A tale proposito santa Hildegarda di Bingen scrive: «La Chiesa è, dunque, la vergine madre di tutti i cristiani. Nella forza segreta dello Spirito Santo li concepisce e li dà alla luce, offrendoli a Dio in modo che siano anche chiamati figli di Dio» (Scivias, visio III, 12: CCL Continuatio Mediævalis XLIII, 1978, 142). E, infine, tra i tantissimi cantori della bellezza spirituale della Madre di Dio, spicca san Bernardo di Chiaravalle il quale afferma che l’invocazione «Ave Maria piena di grazia» è «gradita a Dio, agli angeli e agli uomini. Agli uomini grazie alla maternità, agli Angeli grazie alla verginità, a Dio grazie all’umiltà» (Sermo XLVII, De Annuntiatione Dominica: SBO VI, 1, Roma 1970, 266).
Cari amici, in attesa di compiere questo pomeriggio, com’è consuetudine, l’omaggio a Maria Immacolata in Piazza di Spagna, rivolgiamo ora la nostra fervida preghiera a Colei che intercede presso Dio, perché ci aiuti a celebrare con fede il Natale del Signore ormai vicino.

Dopo Angelus
Cari amici!
Rivolgo un saluto speciale alla Pontificia Accademia dell’Immacolata, con un ricordo devoto e affettuoso per il compianto Cardinale Andrzej Maria Deskur, che l’ha presieduta per tanti anni. La Vergine vi assista sempre, cari amici, in ogni vostra attività.
Sono inoltre spiritualmente vicino ai soci dell’Azione Cattolica Italiana, che nella festa dell’Immacolata rinnovano l’adesione all’Associazione. L’Azione Cattolica è una scuola di santità e di evangelizzazione: auguro ogni bene per il suo impegno formativo e apostolico.
La prière de l’Angélus me donne la joie de saluer les francophones présents ici Place Saint-Pierre ou qui nous sont unis par la radio et la télévision. En cette solennité de l’Immaculée Conception de la Vierge Marie, portons notre regard vers la servante du Seigneur, resplendissante de beauté et de pureté. Prenons-la pour modèle. À son exemple demeurons attentifs à Dieu. Vigilants dans la prière, nous serons plus disponibles pour dire notre Oui quotidien à son amour. Avec Marie, soyons confiants et remplis de sérénité car le Seigneur vient pour sauver son peuple ! Avec ma Bénédiction Apostolique!
I am pleased to greet all the English-speaking visitors on this great feast-day when we honour the Immaculate Conception of the Blessed Virgin Mary. In her sinless perfection, Mary is a great sign of hope for the Church and for the world, a sign of the marvels that God’s grace can accomplish in us, his human creatures. In these days of Advent, in company with the holy and immaculate Mother of God, let us prepare to welcome her Son into our lives and into our hearts. May God bestow his blessings of joy and peace upon all of you, and upon your families and loved ones at home.
Ein herzliches „Grüß Gott“ sage ich den Pilgern und Besuchern aus den Ländern deutscher Sprache. Am Hochfest der Unbefleckten Empfängnis schauen wir voller Freude auf Maria, in der sich Gott eine wunderbare Wohnung bereitet hat. Die heilige Jungfrau wurde ohne Erbsünde empfangen und hat dem Herrn stets ihre reine und ungeteilte Liebe geschenkt. Sie soll uns ein Vorbild sein und Fürsprecherin in unserer Berufung zur Heiligkeit, und sie helfe uns, Gott in unserem Herzen eine würdige Wohnung zu bereiten. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Feiertag!
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana. En particular, al grupo de la parroquia San Blas, de Tortosa, y al del Colegio Claret, de Madrid. Celebramos hoy el misterio de la Inmaculada Concepción de Santa María Virgen, la «Llena de gracia», como la llamó el arcángel Gabriel, la nueva Eva, esposa del nuevo Adán, la Madre de los redimidos, en la que Dios «preparó una digna morada para su Hijo». Confío a Ella las intenciones y los santos deseos que inspira en nosotros este tiempo de Adviento, así como las necesidades y angustias de aquellos que están privados de libertad, carecen de trabajo o pasan por momentos de dificultad o dolor. Muchas gracias.
Moją myśl i słowo pozdrowienia kieruję do wszystkich Polaków. „Bądź pozdrowiona, pełna łaski, Pan z Tobą” (Łk 1, 28). Oto znane nam słowa anielskiego pozdrowienia, skierowane do Maryi, Bożej Matki. Powtarzamy je chętnie w naszej codziennej modlitwie, przypominamy dzisiaj, rozważając tajemnicę Jej Niepokalanego Poczęcia. Niech Maryja pomoże nam unikać grzechów, być wiernymi woli Bożej, nieść innym miłość, radość i dobro. Wszystkim, którzy pragną naśladować świętość Jej życia z serca błogosławię.
[Rivolgo ora il mio pensiero e la mia parola di saluto a tutti i Polacchi. “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1, 28). Ecco le parole del saluto dell’angelo, ben conosciute a noi, rivolte a Maria, Madre di Dio. Le ripetiamo volentieri nella nostra preghiera quotidiana, le ricordiamo oggi, meditando il mistero della sua Immacolata Concezione. Che Maria ci aiuti ad evitare i peccati, essere fedeli alla volontà di Dio, portare ai fratelli l’amore, la gioia e la bontà. Benedico di cuore tutti coloro che desiderano imitare la santità della sua vita.]
Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare la Cooperativa sociale “L’altro Sole”, di Genova e il gruppo della Parrocchia Santa Maria Assunta e San Michele Arcangelo in Trigoria, Roma, come pure l’Associazione “Città per la Fraternità”, di Rocca di Papa. A tutti auguro i migliori frutti spirituali in questa festa della Vergine Maria, della nostra Madre. Grazie. Buona festa a voi tutti!

CONSACRAZIONE A MARIA IMMACOLATA REGINA DELLA PACE STELLA DELL'EVANGELIZZAZIONE: 8 Dicembre 2011 - TOTUS TUUS

CONSACRAZIONE A MARIA IMMACOLATA REGINA DELLA PACE STELLA DELL'EVANGELIZZAZIONE: 8 Dicembre 2011
“Madre della Chiesa, ancora una volta io mi
consacro a te, alla tua materna schiavitù d’amore:
Totus tuus! Sono tutto tuo! Ti consacro tutta
la Chiesa ovunque essa sia, fino alle estremità
della terra! Ti consacro l’umanità; ti consacro
tutti gli esseri umani miei fratelli; tutti i popoli e
tutte le nazioni. Ti consacro l’Europa e tutti i
continenti. Ti consacro Roma e la Polonia unite
attraverso il tuo servitore da un nuovo vincolo
d’amore. O Madre, accetta! O Madre, non ci
abbandonare! O Madre, guidaci tu!”

VENERDÌ 9 DICEMBRE 2011 2a settimana di Avvento

VENERDÌ 9 DICEMBRE 2011

2a settimana di Avvento
Parola del giorno
Isaìa 48,17-19; Salmo 1,1-4.6; Vangelo di Matteo 11,16-19

ANTIFONA E SALMO 1,1-4.6

Chi ti segue, Signore, avrà la luce della vita.
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

VANGELO DI MATTEO 11,16-19

In quel tempo, Gesù disse alle folle: 16 «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: 17 “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!” 18 È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. 19 È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

EVIDENTE MENTE

È veramente una situazione paradossale. Gesù, la Parola vivente, per descrivere l’assoluta e inconcepibile stranezza dell’atteggiamento mentale e spirituale della nostra generazione nei suoi riguardi, è quasi in difficoltà a trovare un’analogia che calzi adeguatamente, e lo sottolinea con quella domanda che fa a se stesso, a voce alta, scuotendo la testa e dopo una profonda, sconsolata espirazione.
Dio Padre ha mandato sulla terra Giovanni l’Immergitore, l’uomo del deserto che nulla si è concesso dei beni della terra, per guidare il popolo verso la luce di Dio predicando la conversione e la penitenza, e questa generazione l’ha trattato come un pazzo indemoniato, l’ha decapitato per gioco e gettato nel nulla come un rifiuto. Dio Padre ha mandato sulla terra Gesù suo Figlio, l’uomo Dio, che partecipa nella gioia e nella pace alla vita dell’uomo, che apre le porte del suo cuore a tutti senza distinzione e pregiudizi e questa generazione l’ha trattato come un mangione e un ubriacone, che si circonda di donne di malaffare e di piacere e ha amici tra i briganti e i senzadio.
Gesù è stupito, quasi disarmato da tanta violenta superbia e arrogante stupida ignoranza. È senza parole, perplesso, fa fatica a credere che sia possibile una cosa del genere.
Questa generazione è riuscita dove tutte le altre di questo mondo e di tutti i mondi non si sono nemmeno avvicinate. Questa generazione è riuscita a trasformare l’intelligenza, il più grande dono divino fatto all’uomo, nel più grottesco volano d’inganni e stupidità. L’uomo, infatti, nella sua possibilità di pensare e ragionare, ha ritenuto di far coincidere la superiorità della sua intelligenza con il fatto che lui e solo lui, tra tutte le creature della terra, può negare l’evidenza. Per la nostra generazione, poi, negare l’evidenza è diventata l’attività di pregio per dimostrare le proprie capacità intellettuali, sinonimo di libero pensiero, apertura mentale, percezione democraticizzata della realtà.
Gesù è senza parole perché, se per la mente dell’uomo ciò che è evidente mente, cosa potrà condurre l’uomo alla luce della verità e della realtà? Una sola è la risposta. La sapienza. La sapienza vede e coglie la realtà e l’evidenza oltre ogni ragionamento e impostazione mentale. La sapienza vede anche se tutti sono ciechi, sente anche se tutti sono sordi, cammina anche se tutti sono zoppi, è libera anche se tutti sono rinchiusi. La sapienza annuncia la realtà anche se tutti credono di averla imbavagliata, semina luce dove tutti preferiscono annegare nel buio. Evidentemente la sapienza non risente della stupidità, si fa da parte umilmente di fronte alla violenza dell’ignoranza ma non smette un istante di riempire l’aria e l’universo del suo aroma divino, in attesa di poter riempire anche qualche cervello.  

LA PAROLA DI OGGI E IL COMMENTO AL VANGELO Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito. Pubblicazioni: ogni giorno a partire da Domenica 28 novembre 2010, 1^ di Avvento. GIOVEDÌ 8 DICEMBRE 2011 Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria: Consacrazione E Affidamento della comunità e di tutti i gruppi

GIOVEDÌ 8 DICEMBRE 2011

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Parola del giorno
Gènesi 3,9-15.20; Salmo 97,1-4; Lettera agli Efesìni 1,3-6.11-12; Vangelo di Luca 1,26-38

antate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d'Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

VANGELO DI LUCA 1,26-38

In quel tempo, 26 l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29 
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30 L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
31 
Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34 
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?»35 Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37 nulla è impossibile a Dio».
38 
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

NON MOLLA

Lui non molla. Lui non ci molla. Il Signore non si stanca, non si stanca di noi. Nonostante la nostra superbia e arroganza, nonostante la nostra freddezza nei suoi riguardi e indifferenza nei confronti della sua Parola e delle sue indicazioni, Lui non si stanca, non molla, non ci molla. Ci lascia assolutamente liberi, ma non ci molla. Pur sapendo dell’accoglienza che gli avremmo riservato, ha interessato le potenze del cielo e mosso gli eventi della terra per organizzare addirittura un viaggio tra noi, perché lo potessimo incontrare di persona, lo potessimo ascoltare direttamente senza intermediari e vedere senza nuvole di mezzo. Il suo straordinario viaggio, la sua visita sulla terra è annunciata a Maria per voce dell’angelo e, in Maria, è annunciata a tutta l’umanità. In quel grembo si compie uno dei momenti più teneri e meravigliosi di tutta la storia umana.
L’umanità può gioire di gioia grande non solo perché l’angelo annuncia la visita terrena di Gesù Dio, non solo perché questa nascita è nascita per la salvezza dell’uomo, è nascita che ha lo scopo di scongiurare l’estinzione della vita sulla terra, non solo perché questa nascita è per proporre una splendida possibile evoluzione, ma soprattutto perché è il segno che Lui non molla, Lui non ci molla, non ci mollerà mai. E questo è motivo di gioia sconfinata. Gesù non ci molla da dentro quella culla di paglia, non ci molla da quella croce appeso, non ci molla amante, radioso, risorto e vivo, non ci molla in ogni secondo nello Spirito Paraclito Difensore e Consolatore. Gesù non ci molla mai.
L’incarnazione di Gesù nel nostro DNA dice qualcosa che mai era stato detto così forte e chiaro. Già sapere che Dio è buono con tutti è una verità che illumina ogni conoscenza di consolazione infinita, ma qui Gesù ci rivela qualcosa d’oltre, ci rivela che Dio non solo è buono, ma ci ama, ci ama oltre ogni comprensione e immaginazione. Lui non molla perché ci ama e ci amerà per sempre. Lui è sempre lì a scrutare l’orizzonte, con le lacrime agli occhi, in attesa che i suoi figli ritornino, sempre pronto a correre loro incontro per stringerli tra le sue braccia. È sempre lì con gli occhi e il cuore su quella strada, la strada che Gesù ha costruito tra il cielo e la terra per scendere tra noi, la stessa strada che noi dobbiamo camminare tra terra e cielo per risalire fino a lui.

MERCOLEDÌ 7 DICEMBRE 2011 2a settimana di Avvento

MERCOLEDÌ 7 DICEMBRE 2011

2a settimana di Avvento
Parola del giorno
Isaìa 40,25-31; Salmo 102,1-4.8.10; Vangelo di Matteo 11,28-30

ANTIFONA E SALMO 102,1-4.8.10

Benedici il Signore anima mia.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
10 Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.

VANGELO DI MATTEO 11,28-30

In quel tempo, Gesù disse: «28 Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

SARÀ

Sarà la chimica, che spariamo nei nostri cervelli, capace di ristorare la nostra stanchezza e oppressione fisica, psichica e spirituale? Sarà la politica, alla quale affidiamo il nostro destino sociale, capace di ristorare la nostra stanchezza e oppressione fisica, psichica e spirituale? Sarà comprare le cose per riempirci di cose o sarà un divano dove esultare di vittoria per un risultato sportivo invece che per un altro, oppure sarà la sfida nella competizione o l’ansia dell’ambizione capace di ristorare la nostra stanchezza e oppressione fisica, psichica e spirituale? Sarà un cartoncino dove grattare la fortuna e la sfortuna a ristorare la nostra stanchezza e oppressione fisica, psichica e spirituale o sarà compiacere gli altri, possedere le persone, essere violenti, giudici dei fratelli, brontoloni a oltranza? Sarà la cultura, alla quale affidiamo il nostro sapere collettivo, capace di ristorare la nostra stanchezza e oppressione, oppure sarà la legge nei tribunali o il potere economico?
Saranno la magia, la scuola, l’oceano delle opinioni, il successo, il denaro, il prestigio, il culto dell’immagine oppure le leggi di mercato e i principi morali capaci di ristorare la nostra stanchezza e oppressione fisica, psichica e spirituale?
Cosa sarà mai capace di ristorare la nostra stanchezza e oppressione fisica, psichica e spirituale? Gesù. Gesù e l’amore che è venuto a insegnarci e a rivelarci. Gesù non solo è pronto e disponibile a ristorarci, ma può farlo, nel senso che è capace di farlo, ha la potenza per farlo. Ma come? Semplice. Lui risponde: venite a me, che significa: state con me, ascoltate me e le mie procedure, mangiate me, amate me, seguite me, abbandonatevi in me, abbracciate me, parlate con me, confidate in tutto e per tutto in me. 

MARTEDÌ 6 DICEMBRE 2011 2a settimana di Avvento

MARTEDÌ 6 DICEMBRE 2011

2a settimana di Avvento
Parola del giorno
Isaìa 40,1-11; Salmo 95,1-3.10a.10c-13; Matteo 18,12-14

ANTIFONA E SALMO 95,1-3.10a.10c-13

Ecco, il nostro Dio viene con potenza.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
10 
Dite tra le genti: «Il Signore regna!»
Egli giudica i popoli con rettitudine.
11 Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
12 
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.
Esultino 13 davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

VANGELO DI MATTEO 18,12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 12 «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
13 
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
14 
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

L’INGANNATA

Letteralmente: ed essendo partito cerca la perduta (si tratta di un participio passivo:che si era perduta). Il verbo greco usato per descrivere il perdersi della pecora (da cui poi la “perduta”) è planào, “svio, faccio deviare, inganno”, per cui quel participio si potrebbe tradurre anche “l’ingannata”: si tratta, nella radice linguistica, di una deviazione, una digressione dalla strada maestra. La pecora perduta è soprattutto una pecora ingannata e, proprio perché ingannata, si è perduta. Quando l’uomo si perde, quando perde la via maestra, la via di luce, l’armonia, la pace, la salute, la gioia, la vita, è solo e sempre perché è ingannato, non c’è mai un altro motivo. È un inganno antico e potente per lo più sconosciuto e invisibile, ma voluto, generato e gestito interamente da Satana e dai suoi consacrati. È un inganno terribile che pervade profondamente ogni dimensione della vita umana, oltre ogni immaginazione. Ecco perché Gesù quando si muove con l’uomo e per l’uomo, per risollevarlo, aiutarlo e riportarlo in asse nell’amore e nella luce, usa sempre le due ali della procedura divina. Gesù per realizzare la volontà del Padre dei cieli, cioè che nessuno dei suoi figli vada perduto, usa sempre l’ala dell’ispirazione e della conoscenza attraverso il suo vangelo: in questo modo aiuta l’umanità a riconoscere l’inganno Satanico e a farla crescere nella sapienza. La seconda ala che Gesù usa sempre per riportare l’uomo all’armonia nella via maestra e tra le braccia del Padre è la misericordia, la grazia, la dolcezza, la tenerezza, la fantasia della sua infinita misericordia, perché Gesù sa perfettamente che ogni uomo che si perde è un uomo ingannato, e proprio perché è ingannato si è perduto.

LUNEDÌ 5 DICEMBRE 2011 2a settimana di Avvento


LUNEDÌ 5 DICEMBRE 2011

2a settimana di Avvento
Parola del giorno
Isaìa 35,1-10; Salmo 84,9ab.10-14; Vangelo di Luca 5,17-26

ANTIFONA E SALMO 84,9ab.10-14

Ecco il nostro Dio, egli viene a salvarci.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
10 
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
11 Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
12 
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
13 Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
14 
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

VANGELO DI LUCA 5,17-26

17 Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
18 
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. 19 Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
20 
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». 21 Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?»
22 
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? 23 Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? 24 Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». 25 Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
26 
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

VEDERE OLTRE

Un gruppo di persone, che sta raggiungendo un rifugio in montagna, a un certo punto perde di vista il sentiero perché una frana l’ha completamente cancellato. Nel gruppo quasi tutti si agitano, s’innervosiscono, s’impauriscono e fanno cupe previsioni per l’esito dell’escursione. Solo alcuni nel gruppo rimangono tranquilli, sicuri che si potrà trovare il sentiero e riprendere il cammino, con un po’ di fatica in più, ma in sicurezza. Perché? Perché costoro sono ottimisti, mentre tutti gli altri sono pessimisti? Semplicemente perché quelli che rimangono sereni hanno visto, hanno visto oltre, oltre la frana, tra le pieghe del canalone e le cime dei pini, e hanno intravisto quello che tutti gli altri non sono riusciti a vedere e a scorgere, una via di fuga, una soluzione, una possibilità.
Fede non è credere senza vedere, ma è vedere dove, per le convenzioni, per le abitudini mentali, sembra non ci sia nulla da vedere. La fede non è credere senza vedere, la fede è vedere luce, realtà, possibilità, occasioni, vita dove gli altri non vedono nulla. Le persone che accompagnano il paralizzato fino alla casa dove c’è Gesù sono persone di fede. Perché? Perché vedono oltre. La fede mette in moto la carità e muove le gambe di alcuni uomini, che si mettono a camminare al posto delle gambe del paralizzato fino a portarlo di peso da Gesù, dove altri non hanno messo in moto nulla. La fede sa che tutto può accadere lì davanti a Gesù e perciò cerca a tutti i costi di condurre il paralizzato da lui. La fede sa vedere una porta dove tutti gli altri vedono solo un tetto. La fede vede il Signore dove i teologi e i religiosi del tempo vedono un bestemmiatore. La fede vede Dio nella persona di Gesù, dove gli altri vedono solo un impostore da combattere. La fede vede alzarsi un uomo paralizzato per mano di Dio, perché la fede sa che è possibile, dove altri vedono solo un nemico da combattere ed eliminare. La fede vede e sente che è il momento di ringraziare, di lodare e magnificare Dio, dove altri vedono solo un momento per brontolare e mormorare. La fede vede soluzioni dove altri vedono solo problemi, sentieri nuovi dove altri vedono solo recinti, luce dove sembra ci sia solo oscurità, vie aperte e nuove possibilità dove altri vedono solo porte sprangate. La fede entra dal tetto e, anche se è piccola e inferma, dopo essere stata ai piedi di Gesù, esce dalla porta saltando, lodando e glorificando Dio, portandosi sotto il braccio il lettuccio delle proprie paralisi. La fede è vedere oltre, perché oltre la fede c’è l’amore.

LUNEDÌ 5 DICEMBRE 2011 2a settimana di Avvento


LUNEDÌ 5 DICEMBRE 2011

2a settimana di Avvento
Parola del giorno
Isaìa 35,1-10; Salmo 84,9ab.10-14; Vangelo di Luca 5,17-26

ANTIFONA E SALMO 84,9ab.10-14

Ecco il nostro Dio, egli viene a salvarci.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
10 
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
11 Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
12 
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
13 Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
14 
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

VANGELO DI LUCA 5,17-26

17 Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
18 
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. 19 Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
20 
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». 21 Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?»
22 
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? 23 Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? 24 Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». 25 Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
26 
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

VEDERE OLTRE

Un gruppo di persone, che sta raggiungendo un rifugio in montagna, a un certo punto perde di vista il sentiero perché una frana l’ha completamente cancellato. Nel gruppo quasi tutti si agitano, s’innervosiscono, s’impauriscono e fanno cupe previsioni per l’esito dell’escursione. Solo alcuni nel gruppo rimangono tranquilli, sicuri che si potrà trovare il sentiero e riprendere il cammino, con un po’ di fatica in più, ma in sicurezza. Perché? Perché costoro sono ottimisti, mentre tutti gli altri sono pessimisti? Semplicemente perché quelli che rimangono sereni hanno visto, hanno visto oltre, oltre la frana, tra le pieghe del canalone e le cime dei pini, e hanno intravisto quello che tutti gli altri non sono riusciti a vedere e a scorgere, una via di fuga, una soluzione, una possibilità.
Fede non è credere senza vedere, ma è vedere dove, per le convenzioni, per le abitudini mentali, sembra non ci sia nulla da vedere. La fede non è credere senza vedere, la fede è vedere luce, realtà, possibilità, occasioni, vita dove gli altri non vedono nulla. Le persone che accompagnano il paralizzato fino alla casa dove c’è Gesù sono persone di fede. Perché? Perché vedono oltre. La fede mette in moto la carità e muove le gambe di alcuni uomini, che si mettono a camminare al posto delle gambe del paralizzato fino a portarlo di peso da Gesù, dove altri non hanno messo in moto nulla. La fede sa che tutto può accadere lì davanti a Gesù e perciò cerca a tutti i costi di condurre il paralizzato da lui. La fede sa vedere una porta dove tutti gli altri vedono solo un tetto. La fede vede il Signore dove i teologi e i religiosi del tempo vedono un bestemmiatore. La fede vede Dio nella persona di Gesù, dove gli altri vedono solo un impostore da combattere. La fede vede alzarsi un uomo paralizzato per mano di Dio, perché la fede sa che è possibile, dove altri vedono solo un nemico da combattere ed eliminare. La fede vede e sente che è il momento di ringraziare, di lodare e magnificare Dio, dove altri vedono solo un momento per brontolare e mormorare. La fede vede soluzioni dove altri vedono solo problemi, sentieri nuovi dove altri vedono solo recinti, luce dove sembra ci sia solo oscurità, vie aperte e nuove possibilità dove altri vedono solo porte sprangate. La fede entra dal tetto e, anche se è piccola e inferma, dopo essere stata ai piedi di Gesù, esce dalla porta saltando, lodando e glorificando Dio, portandosi sotto il braccio il lettuccio delle proprie paralisi. La fede è vedere oltre, perché oltre la fede c’è l’amore.