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domenica 27 novembre 2011

Salmi 1 e 2

Salmi 1 e 2

Crediamo che nel meditare i Salmi, sia opportuno seguire l'ordine nel quale ce li ha trasmessi il libro ispirato.
Sappiamo bene che i Salmi non furono composti tutti nel medesimo tempo e che essi rispondono ad una ispirazione diversa; ma ci sembra che ogni altra disposizione dei Salmi tradisca in qualche modo, almeno fino ad un certo punto, la parola stessa di Dio; ci sembra che voler dividerei Salmi di ringraziamento dai Salmi di supplica, i Salmi profetici dai Salmi sapienziali, i Salmi messianici dai Salmi storici, sia legittimo per un certo studio del genere letterario del componimento poetico, ma che non giustifichi fino in fondo la parola di Dio, perché l'ispirazione di questa divina parola, se si estenda ad ogni singolo brano, ad ogni singola espressione, abbraccia tutto l'insieme e dona a tutto l'insieme una sua particolare unità.
Dio aveva un'intenzione precisa anche nel volere che il libro fosse disposto in un modo piuttosto che in un altro, anche volendo che certi avvenimenti fossero narrati prima di altri o fossero narrati in un certo modo. Ci sembra di rispettare di più il pensiero di Dio nel seguire umilmente l'ordine nel quale questi Salmi ci sono stati trasmessi da una tradizione che risale alla Sinagoga e che la Chiesa ha fatto sua. Non può non essere senza una divina volontà che anche quest'ordine ci sia stato trasmesso.
Se consideriamo il 1° Salmo non duriamo fatica a riconoscere che deve essere stato composto in un'epoca molto tardiva: suppone infatti libro di Geremia, perché imita un brano appunto di Geremia. D'altra parte, l'ispirazione tipicamente sapienziale del Salmo già per sé suggerisce che non può risalire ai primi tempi della Monarchia, e tutti critici sono concordi nel riconoscere l'epoca relativamente tardiva della composizione di questo Salmo. Tuttavia è il 1° Salmo, è il Salmo che apre tutto il libro. Prima del vero colloquio bisogna che l'anima si prepari alla preghiera - e l'anima si prepara la preghiera con questo Salmo che la introduce parlandoci di colui che è il vero soggetto della preghiera, l'orante stesso, che medita la Legge, che prima di parlare ascolta la parola di Dio e la medita nel suo cuore.
Dopo che il 1° Salmo ci ha così insegnato chi è colui che deve pregare, che può far sua la preghiera di questo libro - libro meraviglioso che Dio ha dato all'umanità perché essa possa volgersi a Lui - ecco che il 2° Salmo ci dice il contenuto stesso della preghiera. Anche il 2° Salmo, sotto certi aspetti, non è una preghiera diretta, un colloquio: ci sembra che piuttosto prepari alla preghiera, che voglia insegnare all'anima quale deve essere la preghiera.
Leggiamo dunque questo Salmo per avere, prima, un'idea complessiva dell'insegnamento ispirato che vuol darci l'Amore divino.
Perché le genti congiurano,
perché invano cospirano i popoli?
Insorgono i re della terra
e i principi congiurano insieme
contro il Signore e contro il suo Messia:
«Spezziamo le loro catene,
gettiamo via i loro legami». Se ne ride chi abita i cieli,
li schernisce dall'alto il Signore.
Egli parla ad essi nella sua ira,
li spaventa nel suo sdegno:
«Io stesso ho costituito il mio re
sul Sion, mio santo monte».
Annunzierò il decreto del Signore
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
Chiedi a me, ti darò in possesso le genti
e in dominio i confini della terra.
Li spezzerai con scettro di ferro,
come vasi di argilla li frantumerai».
E ora, sovrani, siate saggi;
lasciatevi correggere, giudici della terra;
servite il Signore con timore
e con tremore esultate,
perché non si sdegni e voi perdiate la via.
Improvvisa divampa la sua ira.
Beato chi in lui si rifugia!


Il re David
Qual è il contenuto della preghiera? Viene detto in questi pochi versetti: è tutto l'ordine soprannaturale nel disegno divino onde questo ordine si compie. Non sono i vini che l'anima può sperare - verità, bontà, luce, saggezza - è in concreto il Regno di Dio, è in concreto cui il disegno divino che ha il suo compimento nell'Incarnazione del Verbo, e, più ancora che nell'Incarnazione, nella glorificazione finale del Cristo. La preghiera dell'uomo ha il suo contenuto in questo ordine divino, cioè io posso parlare Dio solo in conseguenza di una sua parola che Egli dice a me, io non entro in rapporto con Dio che attraverso quelle vie che Egli stesso ha tracciato per incontrarsi, Lui stesso per primo, con me - è per la via onde Egli è disceso che anche l'anima risale.
Il Dio a cui l'anima si rivolge non è il Dio dei filosofi, non è un puro concetto, un principio metafisico da cui dipende il creato; non è, Dio, bontà, luce, saggezza... così come il pensiero dell'uomo poteva intravederlo nella sua ricerca - è il Dio che è entrato a nella storia dell'uomo che ha fatto la storia dell'uomo; è il Dio che è intervenuto nella storia degli uomini attraverso l'elezione di Israele, attraverso l'Incarnazione del Verbo, e ha coronato questo suo intervento con la glorificazione finale del Cristo onde Egli, al termine, su tutto stabilisce il suo impero.
Qual è il contenuto della preghiera cristiana? Un grande esegeta ci insegna che la vera domanda del Padre e Nostro (che è la preghiera cristiana) non è come spesso si dice "Sia fatta la tua volontà": "Sia fatta la tua volontà", per sé, se non ci fossero le altre domande, sarebbe una preghiera troppo vaga, troppo poco cristiana. "Volontà". Lo può dire anche un pagano tutto questo. Non si capisce che cosa voglia essere questa volontà, e invece noi vogliamo saperlo in concreto. La "volontà" di Dio si esprime con la seconda domanda "venga il tuo regno" - la preghiera cristiana è il "venga il tuo regno". È questa la volontà del Padre che si deve compiere; è in questo Regno che si santifica il Nome; è perché deve venire questo Regno che gli uomini devono essere sostenuti, alimentati dalla grazia divina, devono essere perdonati da Dio, devono essere sottratti alla tentazione per essere strumenti, cooperatori del Regno.
La preghiera cristiana è "venga il tuo regno". Ma non è precisamente questo anche il contenuto della preghiera ebraica? Non è in questo Salmo? Il "venga il tuo regno" ha una più magnifica spiegazione, una più ampia, più ricca interpretazione in questi versetti. È il regno di Dio che si instaura attraverso tutto il processo di una storia sacra onde Dio esce dalla sua solitudine ed entra nella storia degli uomini, lascia il cielo e si abbassa fino alla terra e si fa compagno dell'uomo.
Tutto questo in senso proprio, non in senso figurato. In Cristo, Dio veramente si fa nostro compagno - il Verbo diviene veramente il compagno del nostro cammino: il Verbo Incarnato, tuttavia il Verbo.
Il contenuto della preghiera è la storia sacra. Perché? Perché la preghiera dell'uomo è la cooperazione più grande che l'uomo possa offrire Dio per il compimento dei suoi divini disegni. Cioè nella nostra preghiera non chiediamo per noi, ma chiediamo per Iddio stesso, di cui siamo ministri, di cui siamo strumenti di azione e cooperatori. Nella preghiera l'uomo si unisce a Dio nel compiere quella che è la Sua volontà, il Regno divino.
Contenuto della preghiera dell'uomo è l'azione di Dio, a cui l'uomo deve associarsi. E si associa nell'implorare questa azione, nel farsi egli, attraverso la preghiera, uno strumento più efficace e meno indegno di cooperazione divina.
Ma tutto questo ci sembra ancora, se non estraneo, soltanto marginale al Salmo. Penetriamo lentamente, con una meditazione in cui lo Spirito medesimo ci debba illuminare il senso nascosto di queste parole. Se vogliamo penetrare il senso segreto, conoscere il senso meno segreto, più palese, più chiaro, dobbiamo prima di tutto vedere il Salmo in una esegesi puramente letterale.
Se il 1° Salmo è di epoca tardiva, questo, invece, secondo la comune interpretazione degli esegeti, è certo uno dei più antichi, forse veramente davidico, anche perché certe espressioni richiamano in un modo preciso la profezia di Nathan a David. È molto probabile davvero che il Salmo risalga a David re di Israele. E in senso proprio, immediato, il Salmo potrebbe davvero essere uno degli oracoli che erano frequenti nell'antichità, non soltanto in Israele, ma anche in altri popoli - Assiria, Egitto, Siria, Babilonia - oracoli in cui il re proclama la sua invincibilità di fronte ai nemici, la sua forza contro coloro che si ribellavano, e proclamava e annunciava già anche il castigo futuro: li avrebbe stritolati e ridotti al nulla, perché il re, una volta consacrato, ha la protezione del suo Dio.
Questo Salmo, se si pone a fronte di tanti oracoli anche egiziani o assiro-babilonesi, sembra essere uno fra i tanti: è l'espressione della forza di un re, della sua fiducia nella protezione divina, perciò anche nella sua vittoria sui nemici. E la vittoria, naturalmente, ha il suo fondamento nel fatto che il re ha sempre un carattere sacro: non soltanto in Israele ma in tutto l'Oriente è sempre anche il rappresentante di Dio, quando non sia perfino figlio di Dio, come il Faraone. Come avviene tante altre volte nella Scrittura, David assume le forme, i modi di pensare e di sentire anche dei popoli vicini - naturalmente per ispirazione divina - e dona un contenuto nuovo a quel linguaggio.
A proposito di questo Salmo, più che di un contenuto nuovo, si deve parlare di una certezza nuova, perché il Dio cui David, si affida è il vero Dio. E il vero Dio realmente protegge David, veramente l'ha scelto e veramente l'ha consacrato e fatto di lui il capostipite di una dinastia che rimarrà sempre, secondo la promessa fatta da Nathan. Negli oracoli degli altri popoli è dunque un vano linguaggio, una vana prosopopea di potere, qua invece è l'espressione genuina, umile e fedele di una sicurezza soprannaturale che deriva da una profezia, da una promessa divina in senso proprio.
David sarà vincitore, dunque, su coloro che insorgono contro di lui. Se si pensa alla vita di David non avremo difficoltà a riconoscere la possibilità che egli veramente abbia scritto questo Salmo. Quanti nemici nel suo regno! Non è da credersi quanto, all'inizio, i discendenti di Saul abbiano reso difficile l'esercizio del suo potere regio! Il fatto stesso che egli li uccida tutti, tranne lo storpio che però tiene in casa sua, ci dimostra che non doveva essere infrequente il tentativo di una rivolta almeno da parte delle dieci tribù che l'avevano riconosciuto ad Hebron come re di Giuda.
D'altra parte, anche dopo sorgono dei nemici, ma David proclama che, sicuro della protezione divina, egli li annienterà, perché egli è colui che Dio ha scelto.
Certo, però, se David è figura del Messia, naturalmente questo Salmo, in senso tipico, ma vero, strettamente vero, è messianico. E che sia uno Salmo messianico ce lo insegna proprio il Nuovo Testamento che si riferisce a questo Salmo per parlarci del Cristo. Dobbiamo dire di più. Se quando fu scritto ebbe come senso proprio il riferimento soltanto a David, in seguito, nella stessa tradizione di Israele, lungo i tempi, il Salmo perse il suo valore proprio in riferimento ai singoli re, per avere un senso proprio soltanto messianico - non più tipico soltanto, ma proprio e letterale il senso messianico, lungo i secoli, dopo che la Monarchia ebbe fine. Così si spiega come il carattere messianico del Salmo non soltanto non sia stato negato, ma sia stato affermato dalla Chiesa in un modo così chiaro ed evidente che negare questo senso sarebbe ora, per noi, proprio un andare contro una interpretazione autentica della Chiesa. Questo in una esegesi letterale, che però ci fa vedere nel Salmo non più allora soltanto la sicurezza di David, ma la certezza della vittoria finale del Cristo.
Ora, da questa esegesi letterale è facile passare ad una meditazione che, approfondendo i temi, divenga per l'anima vero nutrimento di vita, vero alimento di preghiera. Noi siamo degli oranti in quanto siamo inseriti in questo disegno divino, noi siamo degli oranti in quanto siamo dell'esercito di Dio contro l'esercito dei nemici.
La preghiera cristiana non è la preghiera mistica degli indù, o anche dei taoisti, che tendono a calarsi in una beata tranquillità, in una inazione pura, semplice, assoluta; la preghiera cristiana non è per l'anima il mezzo di sottrarsi alla storia, all'azione - è per il cristiano, invece, uno strumento di azione. La preghiera è stessa è attuosa, è azione; cioè nella tua preghiera già tu fai parte di una lotta - non sei al di fuori di questa lotta in cui cielo è terra, Paradiso e inferno si scontrano: tu ne fai parte e prendi le parti di Uno.
La preghiera è veramente un combattimento divino. Non per nulla, l'Antico Testamento vede sempre la preghiera in termini di dramma, di lotta. Si pensi ad Abramo nella preghiera per Sodoma, a Giacobbe sulle rive dello Yabboq; si abbia presente soprattutto Mosè sulla cima del Sinai, che lotta con Dio per la salvezza di tutto il suo popolo... e si vedrà che la preghiera è esempio di forza, di forza divina. Ed è cooperazione: massima cooperazione dell'uomo al compimento di una "Volontà" è il "Regno" futuro.
Perché le genti congiurano, perché invano cospirano i popoli? Rendersi conto di questo è già cosa magnifica! Tanti hanno distinto la preghiera in preghiera mistica e preghiera profetica. E hanno escluso dal Cristianesimo la preghiera mistica, come l'hanno esclusa dall'Ebraismo. La mistica, dicono molti, è quella preghiera onde l'uomo si sottrae alla storia e non afferma se stesso ma annega piuttosto in una immensità divina che lo accoglie e che anche lo disfà. La preghiera profetica invece - ci dicono questi - è la preghiera in cui l'uomo, non più soltanto con la sua forza umana, ma con la stessa forza di Dio che tiene come alleato, si introduce nel mondo e agisce nella storia e opera e fa la storia: la storia divina, una storia di salvezza, una storia che ha il suo compimento precisamente nel Regno di Jahvè, nel Regno del Cristo per noi cristiani.
L'inizio di questa preghiera non è davvero un annegare nell'immensità divina: Perché le genti congiurano, perché invano cospirano i popoli? L'uomo entra in medias res. Che potenza! Che forza! L'anima si introduce, si getta nella mischia! Invece di sottrarsi impaurita, ella assume ogni responsabilità. Non soltanto si mette dalla parte di Dio, ma consapevole della gigantesca lotta essa anche afferma la sicurezza della vittoria e che combatte per Colui che l'ha chiamata, che l'ha ingaggiata al combattimento.
Sì, la preghiera cristiana prima di tutto è profetica. La mistica cristiana non è un sottrarsi alla storia, e non è un annegare nella immensità divina in tale modo che l'uomo si disfaccia, perda se stesso in Dio. Si potrebbe anche dirlo, ma bisogna ben capire che cosa si dice quando si dice questo, perché l'uomo non cessa mai di essere e di rimanere distinto da Dio anche in Paradiso. Bisogna capirci dunque. La preghiera cristiana è veramente una preghiera profetica!
Ma è soltanto profetica la preghiera cristiana? L'ultimo versetto del Salmo accenna lontanamente un'alba nuova in cui la lotta è superata e l'anima, nell'abbandono al suo Re, vive il pieno possesso dei beni messianici: la pace del Regno, di un Regno ormai stabilito per sempre, ormai sicuro da tutte le trame, da tutte le congiure e le rivolte. La mistica non esclude la profezia, e la profezia non esclude la mistica, anche se una certa profezia esclude la mistica, e una certa mistica esclude la profezia - non la mistica cristiana, però. Nella mistica cristiana, se non vi è più lotta, rimane il colloquio, il colloquio del figlio col Padre - se cessa la lotta non cessa però, nella immutabilità divina, il rapporto dell'amore. Nella sua pace infinita Dio rimane Atto puro. Atto. E anche la vita dell'anima è atto di amore, tutta atto di amore.
Ma procediamo lentamente: siamo sempre ai primi versetti del Salmo. L'uomo si getta in medias res, si getta nel combattimento divino - ecco la preghiera. La preghiera e il primo modo per noi, è il modo più efficace di collaborare con Dio, è il modo per noi di entrare nel Regno.
Tutta la vita dell'umanità è questo combattimento. E l'uomo deve far parte di un esercito - di uno o dell'altro. In che modo l'uomo si ingaggia alla battaglia? in che modo fa parte di un esercito? La preghiera non soltanto è l'ingaggiarsi ma è già il far parte di un esercito, è già il combattere con un esercito, contro l'altro. Perché le genti congiurano, perché invano cospirano i popoli? Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme. Bisogna notare che non Dio nella sua infinita solitudine può essere toccato, attentato dall'uomo - l'attentato dell'uomo non lo raggiunge. Come è concreto il linguaggio biblico! com'è concreta sempre la Rivelazione divina! La lotta contro Dio, la bestemmia degli uomini, hanno un loro termine preciso e possibile ad essere raggiunto: il Cristo - non si uccide Dio e non si offende Dio che nel Cristo.
Potrei ritornare sulle parole di prima quando dicevo che tutto l'ordine soprannaturale ha fondamento nell'Incarnazione del Verbo. Io non posso pensare all'ordine soprannaturale senza pensare Cristo. Non esiste il peccato contro Dio se non è il peccato contro Cristo. L'atto dell'uomo non raggiunge Dio se Dio non si mette alla portata dell'uomo incarnandosi e facendosi passibile dando così all'uomo la possibilità di poterlo raggiungere. È nel Cristo che io raggiungo Dio - lo posso raggiungere per amarlo, per abbracciarlo, per unirmi a Lui; lo posso raggiungere per bestemmiarlo, per dargli la morte.
La crocifissione del Cristo! Tutti i popoli insorgono. Tutta la lotta dell'inferno contro Dio è la lotta dell'inferno contro Cristo, contro la sua Chiesa. Non si equivochi! Il Dio vero è il Dio che per noi unicamente si rivela nel volto di Gesù, che per noi si manifesta nel Cristo.
Tutta la lotta è contro Cristo. Tutti i re della terra - iperbole facile ai popoli semiti, ma che per noi non è più iperbole, perché ci fa vedere precisamente è tutta la storia. Tutti i re, tutta la potenza del mondo (la potenza del mondo è a servizio di Satana, il principe di questo mondo), contro Dio fatto presente, per l'uomo, in Cristo Signore. Ecco la vita del mondo, ecco la storia del mondo. Non c'è altra storia. Esiste soltanto Dio, anzi, Cristo, e l'Anticristo. Al termine dei tempi ognuno dei due combattenti rivelerà il suo volto: Cristo si rivelerà, e si rivelerà il diavolo. Come nel Vangelo: la presenza di Cristo provoca la presenza di Satana, manifesta il Maligno. Nell'Antico Testamento invece, la rivelazione di Satana come opposto a Dio non c'è: soltanto nel Nuovo Testamento l'inferno è il Paradiso sono di fronte, e la rivelazione del Paradiso ma anche dell'inferno è piena, chiara. L'inferno non esiste per l'Antico Testamento.
Si dice che l'Antico Testamento è la rivelazione della giustizia soltanto e che il Nuovo è la rivelazione dell'amore. Non è vero: il Nuovo Testamento è in continuità con l'Antico e procede sulle stesse linee. Come c'è più amore così c'è più giustizia; come c'è più Cristo, come c'è più Dio, come si rivela di più Dio, così si rivela di più Satana - sono di fronte! e così al termine si sveleranno. Tutta la storia apparirà. Ora tutto è nel segno, tutto è sacramentale, cioè, Dio si fa presente ma attraverso dei segni che anche lo nascondono. E tutti siamo segni di Cristo, ma Cristo in noi si rivela e si nasconde. Al termine, però, tutti i veli cadranno e si vedrà allora che la lotta era di due sole parti, di due sole fazioni, di due sole forze: il Cristo e l'Anticristo - Dio e Satana. Tutta la storia è qui, tutta. Chi è Napoleone? È un portanome. O è l'Uno o è l'altro: fuori di questo non c'è niente. Semplifico troppo? Sì, semplifico troppo, perché Napoleone forse è un po' l'uno e un può l'altro insieme. Ogni uomo in concreto lo è; non posso del tutto dividere, gettare tutto da una parte o gettare tutto dall'altra. È vero, con la morte, tutto è dell'uno o tutto è dell'altro, perché o si va in Paradiso o si va all'inferno! però, durante la vita, non si può dividere strettamente. Si può dividere però il male dal bene, anche nella vita presente; si può dividere quello che è l'esercito del male da quello che è l'esercito del bene, non nei singoli uomini, ma nell'operazione, nella storia come tale.
Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme . Uno solo, contro tutti. David rimane solo di fronte sia pure a piccoli re, a capipopolo di paese... (che poteva essere il regno di Giuda, il regno di Israele?). Però i re della terra sono tanti, e David è uno solo, uno solo contro tutti loro. Contro il Signore e contro il suo Messia - e questo non vuol dire che il Signore e il suo Messia fossero due oggetti diversi contro cui insorgono i popoli. È un oggetto solo: è il Signore nel suo Messia, è Jahvè che non si rende vulnerabile altro che nell'Unto suo, altro che nell'Uomo che lo rappresenta, nell'Uomo in cui Egli si è incarnato - il Cristo.
Se ne ride chi abita i cieli - Dio. Non ne ride però l'Unto suo quaggiù - è chiaro questo - l'Unto suo quaggiù non ne ride affatto. Il versetto e non ci dice che ne rida l'Unto: il Cristo, infatti, muore sulla croce; non è detto che ne ridano coloro che fanno parte dell'esercito che combatte per Lui, per l'Unto. Ne ride soltanto l'abitatore dei cieli. La sicurezza di Dio! È sottratta la vittoria al potere di questi principi della terra, di tutte queste genti e popoli che insorgono contro il Cristo. La vittoria è sottratta perché l'abitatore dei cieli, Colui che l'Unto rappresenta e fa presente quaggiù, Dio, è intangibile, è irraggiungibile - possono raggiungere l'Unto, ma non possono raggiungere mai Colui che Egli rappresenta. Così, pur essendo una lotta furibonda, pur essendo un combattimento feroce che dura tutto lo spessore del tempo, questa lotta non è, per il Signore, che un gioco divino. Il Signore ne ride, il Signore gioca divinamente:ludes in orbe terrarum. Non è che un gioco!
Ma ad un tratto si accenderà la sua ira. Questo ad un tratto cosa significa? È importante. L'azione di Dio è sempre subitanea; la presenza di Dio si impone in tal modo che opera istantaneamente - così al giudizio divino, alla fine.
Beato chi in lui si rifugia! A questo tramare di popoli, ecco risponde l'atto invece di coloro che, riconoscendo la sovranità dell'Unto, si abbandonano a questa sua sovranità. Da ultimo il Salmo non richiede soltanto un riconoscimento di Dio nel timore, cioè un vassallaggio, una essere servi, ma un confidarsi, un'abbandonarsi alla sua protezione e alla sua difesa.

1 commento:

  1. Buona giornata
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