Benvenuto: PAX et BONUM

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mercoledì 16 novembre 2011

Mercoledì 16 novembre 2011 - commento al vangelo di Fr. Tindaro OFS

Mercoledì 16 novembre 2011

33a settimana del Tempo Ordinario
Parola del giorno
Secondo libro dei Maccabèi 7,1.20-30; Salmo 16,1.5-6.8.15; Vangelo di Luca 19,11-28

Antifona e Salmo 16,1.5-6.8.15

Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.
1 Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno.
5 Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
6
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole.
8 Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi,
15
Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine.

Vangelo di Luca 19,11-28

In quel tempo, Gesù 11 disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
12
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. 13 Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. 14 Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. 15 Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
16
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. 17 Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
18
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. 19 Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
20
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; 21 avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. 22 Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: 23 perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi”. 24 Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. 25 Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!” 26 “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. 27 E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
28
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Dure parole

A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. Sembrano parole dure, segnate da un’irresistibile senso di ingiustizia, tanto più che sono dette da Gesù, il Figlio. Ma in verità le parole dure e ingiuste non sono queste. Le parole dure e ingiuste sono: Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato. In queste parole c’è tutta la durezza del cuore e della mente di un uomo che pensa male della vita e di tutti i suoi doni, che pensa male di se stesso e delle proprie potenzialità e pensa terribilmente male di Dio, il suo Creatore. Queste sono le vere parole dure e ingiuste, parole che servono a coprire il fastidio per ogni cosa, il disgusto per se stessi, la paura per Dio. Ciò che è veramente duro e ingiusto nella vita è il non amore dell’uomo. Duro e ingiusto è nascondere dentro un sudario – questo è il termine usato dal testo – la moneta d’oro della vita e sbarazzarsene facendola finire sotto terra. Duro e ingiusto è accusare Dio di essere uno che prende dove non ha posto e miete ciò che non ha seminato. Duro e ingiusto è il cuore malvagio che, per portare frutto, sfrutta la vita senza spenderla, che la sfrutta senza mettersi in gioco completamente, senza moltiplicare i doni e le ricchezze d’oro che Dio ha posto nel cuore di ciascuno dei suoi figli. È evidente che un cuore così malvagio e freddo, accusatore di Dio e della vita, sta buttando via tutto ciò che è e che potrebbe diventare, e nulla, proprio nulla, potrà essergli offerto da nessuno. Ecco perché il vangelo ci ricorda: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.

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