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domenica 20 novembre 2011

DOMENICA 20 NOVEMBRE 2011 Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo – Anno A: Fine Anno Liturgico (Anno della Luce - & Inizio Anno Liturgico ANNO DELlA FEDE)

DOMENICA 20 NOVEMBRE 2011

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo – Anno A
Parola del giorno
Ezechièle 34,11-12.15-17; Salmo 22,1-3.5-6; Prima lettera ai Corìnzi 15,20,26.28; Vangelo di Matteo 25,31-46

ANTIFONA E SALMO 22,1-3.5-6

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
3 Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Ascolta l'antifona

VANGELO DI MATTEO 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «31 Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32 Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33 e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
34 
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
37 
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?” 40 E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
41 
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42 perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43 ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44 Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?” 45 Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me»”
46 
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

QUANDO MAI?

Quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato? 1, 2, 3, 4, 5, ecco adesso un uomo è morto di fame. Altri cinque secondi e un altro uomo è morto di sete, e altri secondi ancora perché qualcuno muoia di malattia, di tormenti, di guerra, di inedia. Ma quando mai ti abbiamo visto così, Signore? Il quando è adesso. È adesso che sta accadendo ed è anche adesso, in questo istante, che possiamo decidere di cambiare le cose e, quando le cose iniziano a cambiare, iniziano a cambiare da dentro, dallo spirito. La metànoia che Gesù propone è un cambio di orientamento interiore. Non si tratta di vincere la fame nel mondo spedendo aerei pieni di riso, ma di sostituire la sete di possesso e di ambizione, di potere e di prestigio di pochi, con la sete spirituale di giustizia e di armoniosa condivisione del benessere per tutti. Questo è possibile solo se l’uomo rientra in se stesso e si rimette in asse con la propria dimensione spirituale. L’uomo che perde la conoscenza e la percezione della sua nobiltà e della sua regalità spirituale vivrà se stesso e gli altri esseri umani come oggetti di scambio, come utensili da officina, come carne da macello. Così è stato possibile rendere schiavi milioni di uomini, preparando, attraverso la cultura e la teologia del tempo, l’opinione che alcuni uomini, specie se erano i selvaggi, non possedevano anima e spirito e potevano essere usati come bestie da soma e poi gettati come una gomma da masticare usata. Ogni volta che la cultura, le religioni, le filosofie, le ideologie hanno defraudato l’uomo della sua dimensione spirituale, l’uomo si è inabissato nello sfruttamento ignobile degli esseri umani e delle risorse della terra, creando fame, sete, miseria, malattie, distruzione e morte. Il furto più ignobile che si possa perpetrare sotto il sole è quello di sequestrare all’uomo la conoscenza e la percezione di essere un essere spirituale: questo rende possibile oscurare la mente e devastare il corpo dell’uomo per millenni. L’uomo è un intreccio miracoloso e divino di tre dimensioni, è un essere a sua volta trino come il suo Creatore: e come potrebbe essere altrimenti? L’uomo è soma, dimensione corpo fisico, l’uomo è psiche, dimensione mente intelletto, l’uomo è pneuma, dimensione spirito. Quando l’uomo dimentica la sua dimensione spirituale, perde immediatamente la sua dignità e il suo regale potere di evolversi verso la pace e il benessere. Ogni secondo muore qualcuno di stenti su questa terra solo perché l’uomo vive diviso in se stesso. La realtà inconcepibile per la nostra mente è che, ogni secondo, il Signore Re dell’universo, in ciascuna delle creature umane che soffrono miseria, fame e sete, soffre miseria, fame e sete. Così come ogni secondo in cui l’uomo ritorna in asse con se stesso, e cerca con amore di porre in ogni modo rimedio a tanta miseria, fame, sete, il Signore Re dell’universo, in ciascuna delle creature umane che vengono soccorse, vive l’amore e la grazia di quel soccorso.
Quando mai eri lì, Signore, in quella fame, in quella sete, in quella miseria, in quella paura? Quando mai? Quando mai eri lì Signore, in quella fame sfamata, in quella sete dissetata, in quella miseria risolta in benessere, in quella paura consolata e disciolta nell’abbraccio dell’amore? Quando mai eri lì Signore? Quando mai?
Tutte le volte, tutte le volte, figli miei, tutte le volte.

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