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mercoledì 23 novembre 2011

Il rapporto dell'uomo con Dio

Il rapporto dell'uomo con Dio

L'investitura che canta il salmo 2 dà un corpo all'esercito di coloro che combatteranno le battaglie di Dio. Il Re, l'Unto di Dio, colui precisamente che è consacrato per guidare il combattimento, spesso potrà rappresentare da solo la parte di chi tiene per Iddio: si identificherà con l'orante - non è questo il senso fondamentale della attribuzione a David dei salmi, specialmente del primo libro? -; si identificherà con l'oppresso (salmi 21 e 68), ma apparirà anche come il re che guida a battaglia, come il re che canta vittoria. Dopo il salmo 2, sempre nel primo libro, i salmi 20 e 21 sono rispettivamente la preghiera per implorare l'aiuto divino nel combattimento e il canto di ringraziamento per la vittoria ottenuta.
Salmo 20
Ti ascolti il Signore nel giorno della prova,
ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.
……………
Ti conceda secondo il tuo cuore,
faccia riuscire ogni tuo progetto.
……………
Ora so che il Signore salva il suo consacrato;
gli ha risposto dal suo cielo santo
con la forza vittoriosa della sua destra.
Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli,
noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio.
Quelli si piegano e cadono,
ma noi restiamo in piedi e siamo saldi.
Salva il re, o Signore,
rispondici, quando ti invochiamo.

Salmo 21
Signore, il re gioisce della tua potenza,
quanto esulta per la tua salvezza!
Hai soddisfatto il desiderio del suo cuore,
non hai respinto il voto delle sue labbra.
……………
Vita ti ha chiesto, a lui l'hai concessa,
lunghi giorni in eterno, senza fine.
Grande è la sua gloria per la tua salvezza,
lo avvolgi di maestà e di onore…

Ma più grande di tutti i salmi reali in questo primo libro è il salmo 18. Il re stesso canta la sua vittoria sui nemici in un inno trionfale che anticipa le sorti del combattimento, che è tutta la vita dell'uomo, tutta la storia del mondo. Egli è il povero nell'angustia che ottiene il soccorso divino; egli è il prode che sgomina i suoi avversari, è colui che regna sui popoli stranieri. Si adempiono le minacce di Dio ai popoli che si agitano contro il suo Unto nel salmo 2, come si adempie la promessa di Dio di un impero universale. Vi è certo un rapporto tra questo salmo di David e il salmo 2. Là era Dio che parlava e il salmista in nome di Dio; qui è il re stesso che canta il compimento dell'oracolo:
Salmo 18
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza. Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.
La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
……………
Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.
Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
……………
Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.
Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
……………
Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
……………
Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.
Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.
Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.

Il salmo è certo uno dei più belli di tutto il Salterio, per splendore di immagini e vigore drammatico, ma soprattutto, quasi all'inizio di tutto il Salterio, è l'anticipazione profetica di tutto il processo, non tanto della vita spirituale dei singoli, quanto piuttosto della Storia sacra del mondo che termina nella unità di tutte le nazioni sotto il potere del Re messianico. Di questa storia l'attore principale è Dio stesso che prende la parte del re e dà forza ed efficacia di vittoria al suo combattimento contro i nemici. Il suo Regno, come assicura la pace universale dei popoli, così assicura la lode di Dio, ultimo atto in cui consuma la vita dell'universo redento. Come il salmo 18, così altri salmi del primo libro, vogliono anticipare l'azione e la soluzione che sarà via via cantata lungo tutto il Salterio. La parola di Dio, già fin dall'inizio, ha e rivela in sé la potenza di tutto lo sviluppo della vita spirituale che da essa dipende, come il seme in potenza è già l'albero futuro. Così la vita spirituale fin dall'inizio annunzia la direzione, il cammino e la meta che l'anima dovrà conseguire, se sarà fedele alla grazia, se si lascerà plasmare dalle mani di Dio che sono, secondo sant'Ireneo, la Parola e lo Spirito. Per questo non tutti i salmi del primo libro hanno un tono drammatico, anzi proprio in questo libro vi sono alcuni fra i salmi più luminosi e sereni, dal respiro ampio e solenne. A una alta pace contemplativa ci solleva il salmo 8, che canta con linguaggio di inimitabile sobrietà l'opera della creazione e la grandezza dell'uomo. Al Re messianico ora subentra l'uomo semplicemente, ma l'uomo della creazione avanti il peccato che riceve la vocazione di esercitare il dominio su tutte le creature, come luogotenente di Dio. Così il Re messianico sarà il Nuovo Adamo che eserciterà questo potere in una creazione rinnovata e liberata dal male.
Salmo 8
O Signore, nostro Dio
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi?
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

A questo salmo risponderà, con più larga ispirazione e con canto più preciso, il salmo 103. L'uomo non vive solo nella storia, ma è al centro della creazione intera. Il Salterio canta il rapporto dell'uomo, di tutta l'umanità con Dio, ma vede realizzarsi questo rapporto in una creazione rinnovata che è rivelazione della gloria di Dio ed è insieme il regno dell'uomo. Quando dunque l'opera dell'uomo, nel realizzare il disegno di Dio, sarà per compiersi nella lode cosmica che conclude il Salterio, si celebrerà di nuovo la magnificenza della gloria divina che risplende nella creazione su cui regna l'uomo.

Un altro salmo anticipa la fine del Salterio. È il salmo 19 in cui si celebra la creazione e la legge divina. A questo salmo risponderà l'Hallel finale (salmi 146 - 150). Che vuol dire il rapporto e la continuità che vengono sottolineate tante volte nel Salterio fra il Dio della Creazione e il Dio dell'Alleanza? Questa continuità viene magnificata soprattutto in questo salmo, nel salmo 89. e nel almo 147. Il Re messianico che porterà a compimento le promesse di Dio a Israele è davvero il Nuovo Adamo che ritorna a dominare la terra. Il Regno messianico è il Regno stesso universale di Dio creatore che si esercita attraverso l'uomo, il figlio di David - la legge che Dio ha dato a Israele è la legge stessa che governa la creazione, la promessa di Sio a Israele è una promessa di pace non solo per la creazione, ma per tutta la terra; non solo per gli uomini, ma per gli elementi. Così la salvezza di Israele sarà, al termine, la salvezza della creazione intera.
Attraverso l'uomo, attraverso la storia d'Israele tutta la creazione raggiunge il suo compimento e il compimento di tutto sarà la lode di Dio.
Salmo 19
I cieli narrano la gloria di Dio,
e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
……………
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è verace,
rende saggio il semplice.

Il salmo 15, celebrando la vocazione dell'uomo all'intimità divina, detta le leggi e indica la via che dovrà condurre l'uomo a dimorare nel monte santo (Sal. 15,1). Il salmo 16 poi, è già una delle testimonianze più pure di questa intimità: Dio è veramente la gioia, la vita dell'uomo. A questo si può unire il salmo 23: Dio è il pastore che guida l'uomo: lo conduce a verdi pascoli, a fresche acque: lo introduce, ospite gradito, nella sua casa. Il salmista si vede nella luce di una felicità inenarrabile che dura tutta la vita. In questi ultimi salmi non sono che l'uomo e Dio, il rapporto diviene intimo e personale. Si può dire che questi salmi sono l'espressione di una religione personale che raramente in tutto il Salterio raggiungerà questa purezza. Gli uomini quasi non appaiono, non sono comunque presenti. Il mondo degli uomini sembra essere solo il mondo del peccato e del male. Perché l'orante possa conoscere la gioia, bisogna dunque che si senta lontano dagli uomini? bisogna che dinanzi alla bellezza del creato egli possa dimenticarli e dimenticare la sua vita con loro? Vero è che la sua fiducia in Dio, la sua intimità con il Signore può, a volte, far prorompere chi prega in un magnifico canto vittorioso di ogni timore come nel salmo 27:

Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
……………
Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia,
anche allora ho fiducia.
……………

È come se in questi salmi si anticipasse, all'inizio del Salterio, la meta del cammino. Così di fatto il cammino ha da questi salmi iniziali la sua direzione e la certezza intima di poter raggiungere la meta.

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