Benvenuto: PAX et BONUM

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mercoledì 16 novembre 2011

La nostra Comunità nasce da un profondo bisogno, sentito fin dagli inizi del cristianesimo, quello di vivere il Santo Vangelo seguendo Cristo povero, crocifisso e Risorto.

La nostra Comunità nasce da un profondo bisogno, sentito fin dagli inizi del cristianesimo, quello di vivere il Santo Vangelo seguendo Cristo povero, crocifisso e Risorto.
Fin dai giorni della prima Pentecoste, come attestano gli Atti degli Apostoli: “...tutti i credenti vivevano insieme e mettevano in comune tutto quello che possedevano.
Vendevano le loro proprietà e i loro beni e distribuiva...no i soldi fra tutti, secondo le necessità di ciascuno.
Ogni giorno, tutti insieme, frequentavano il Tempio, spezzavano il pane nelle loro case e mangiavano con gioia e semplicità di cuore.
Lodavano Dio ed erano ben visti da tutta la gente”. (Att. 2, 44-47 a).
Lungo i secoli, sotto varie forme poi approvate dalla S. Chiesa, questa vita radicalmente evangelica si è sviluppata come un albero con tanti rami (cfr. Conc. Vat. II, Lumen Gentium n. 44), e poi, nel tredicesimo secolo San Francesco e San Domenico fondarono i cosiddetti “ Ordini mendicanti” per rispondere ad un profondo bisogno di vita evangelica totalmente vissuta per il Regno di Dio, come la visse Gesù sulla terra.
Il Papa Giovanni Paolo II, nel Breve Apostolico “Franciscanum Vitae” dell’8.12.1982, con cui ha approvato con l’autorità apostolica che gli compete per mandato divino, la “Regola e Vita dei fratelli e delle sorelle del Terzo Ordine Regolare di San Francesco”, ha dichiarato: “L’ideale francescano di vita in questo nostro tempo, non in modo diverso che nei secoli passati, affascina incessantemente molti uomini e donne desiderosi di perfezione evangelica e assetati del Regno di Dio.
Cenacoli di preghiera Familigliari:
La ‘casa’ è il primo luogo della fraternità. E’ il luogo delle piccole cose, della vita comunitaria a dimensione familiare. Si vive insieme in piccoli gruppi (da 2 a 8 persone) divisi maschi e femmine. I gruppi sono molto eterogenei: è così che si inizia a confrontarsi con l’altro da sé.
Generalmente nel gruppo ci sono una o due persone che hanno una maggiore esperienza all’interno della comunità francescana e possono fare un po’ da fratelli/sorelle maggiori per gli altri, ma di fatto non c’è nessuno che abbia il ruolo di “formatore” o “psicologo”; è il vivere insieme con il proprio bagaglio di esperienze positive e negative che aiuta a crescere.
In un mondo dominato dal consumismo e dalla logica dell’usa e getta, lo stile essenziale e semplice con cui si vive aiuta a ridare il giusto valore alle cose, sollecita la condivisione materiale e spirituale, conduce alla scoperta di avere bisogno dell’altro e insegna a chiedere aiuto.
Nella fraternità, concretamente e semplicemente, si assimila lo stile di gratuità, l’attenzione a ciò che è altro da se stessi, la dedizione e lo spirito di sacrificio tipico delle attività di volontariato.
Su questa base si costruisce un solido bagaglio di esperienza lavorativa specifica, funzionale alle aree di servizio e di supporto alle diverse vocazioni dell’opera. Ponendo attenzione ai talenti già sviluppati della persona (titoli di studio, attitudini, professionalità, ecc,), ma anche alle aspirazioni e alle doti ancora sommerse, i volontari sono attivamente inseriti nelle aree di servizio della comunità (prevenzione e sensibilizzazione, comunicazione e mass media, editoria, cooperazione internazionale e servizi sociali, accoglienza, animazione e spettacolo, ecc.) e formati nelle specifiche mansioni lavorative. La sinergia e la trasversalità del lavoro tra le diverse aree, resa possibile anche dalla loro compresenza all’interno di ogni centro, permette al volontario in formazione di mantenere lo sguardo aperto su tutta l’opera della comunità francescana e di maturare una sensibilità e un’attenzione rivolta sui tanti fronti su cui si dispiega l’impegno della comunità.
L’esperienza lavorativa ha anche un valore altamente terapeutico: la musico e la foto terapia e la clown terapy è infatti il secondo pilastro su cui si fonda il cammino formativo dei volontari. Il rispetto degli orari, il confronto con l’ “autorità“ rappresentata dal responsabile, l’attenzione e il senso di responsabilità richiesti, sono gli aspetti del vivere quotidiano che permettono di individuare e correggere gli atteggiamenti non sani che spesso caratterizzano la vita di relazione.
Ulteriore pilastro del percorso di formazione è il cammino di conoscenza di sé, che si realizza attraverso il “programma della comunità francescana”. Esso si avvale sia di nozioni teoriche, che del lavoro di condivisione e di approfondimento personale in piccoli gruppi. Attraverso di esso il giovane volontario è condotto in un viaggio affascinante e misterioso dentro di sé, alla scoperta della dicotomia tra il suo io ideale e il suo sé reale, spesso causa di scelte condizionate e disagi esistenziali.Tutto questo trova il suo pieno compimento nel cammino di spiritualità, centrato sull’ascolto della Parola e sulla preghiera che si costituisce come forza motrice dell’intera esperienza formativa del volontario, permeandone tutti gli aspetti e conferendole un valore di senso. L’insieme e la complementarità di queste componenti formative generano le condizioni per maturare una scelta di donazione, responsabile e autentica, compiuta nella libertà, semplicità e nella gratuità.

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